Indice n. 3 – gen-apr 2004
Il tema portante di questo terzo numero di “Zapruder” è la storia del lavoro. Non a caso si è scelto come titolo della parte monografica (lo Zoom) “I mestieri del vivere”.
Attraverso una serie di contributi, innovativi e originali, abbiamo discusso di lavoro e di lavoratori per ricostruire la genealogia di uno degli eventi più significativi della storia occidentale.
La coercitiva capacità del sistema capitalistico di razionalizzare la vita quotidiana a fini di profitto, purché sia, ci risospinge continuamente tra gli ingranaggi di una temibile macchina molecolare che è al tempo stesso ideologia, cultura e modo di sopravvivenza.
Concetto e metodo allo stesso tempo dell’ingranaggio produttivo, modo dell’agire di tutti, della società intera, e criterio di pensabilità della meccanica capitalista, diviene il lavoro.
Con l’avvento della società industriale il lavoro diventa la condizione indispensabile per esistere in un ambiente che ne riproduce continuamente l’idea, non solo nella concreta realtà fisica (necessità ineludibile di sostentare il corpo) ma anche nel linguaggio (l’unico discorso pronunciabile sarà quello del lavoro e sul lavoro). Non lavorare, insomma, diventa impossibile; l’ozio si trasforma nella deprecabile resistenza ad una sorta di imperativo morale al quale non possiamo e non dobbiamo sottrarci mai.
Il lavoro, in verità, è ciò che ci fa vivere e ciò che ci fa morire; nella singolare disposizione di forze di cui la nostra esistenza è forma pulsante, dobbiamo saper riconoscere il potere sulla vita incessantemente esercitato su di noi, per plasmarla e a volte renderla persino irriconoscibile, travolti come siamo nel perverso gioco, drammaticamente costrittivo, del produrre ad ogni costo accrescendo la nostra capacità di accumulare denaro e privilegi al fine di sottrarci alle catene di una schiavitù insostenibile, illusoriamente ritenendo che così ne vada della nostra liberazione.
EDITORIALE
- Mario Coglitore e Gabriele Polo, Quando l’ozio è il padre di tutti i vizi
ZOOM: I MESTIERI DEL VIVERE
- Maria Turchetto, Il lavoro senza fine. Riflessioni su “biopotere” e ideologia del lavoro tra XVII e XX secolo
- Pietro Causarano, Degrado operaio. Lavoro, identità sociali e conflitto industriale nell’Italia di fine Novecento
- Lorena Carrara, Strumenti animati. Lo sfruttamento delle risorse umane nella Grecia di Senofonte
- Giovanna Tosatti, Colletti bianchi ma non troppo. Il movimento degli impiegati all’inizio del Novecento
LE IMMAGINI
- Elisabetta Bini e Mariella Boccadoro, Children at work. Il lavoro minorile negli Usa attraverso le fotografie di Lewis Hine
- Luca Fanelli, Un ibrido commercio, La Cooperativa di consumo fra i ferrovieri di Firenze
SCHEGGE
- Claudia Finetti, Rubare legna per l’autunno caldo. Il mondo rurale piacentino tra conflitto ed emigrazione
- Marco Rossi, Triangoli neri. Asociali e renitenti al lavoro nella Germania nazista
- Giovanni Sbodrone, Di là dell’acqua. Portuali e tabacchine nell’immaginario veneziano del primo Novecento
IN CANTIERE
- Andrea Tappi, Fordismo e franchismo. La Sociedad española de automóvilles de turismo (1950-1975)
- Diego Melegari, La Resistenza contesa. L’antifascismo nei manifesti politici degli anni settanta
LA RICERCA CHE NON C’È
- Diego Giachetti, Son morti sui vent’anni. Senso della vita e significato della morte nei movimenti degli anni settanta
ALTRE NARRAZIONI
- Ascanio Celestini, La memoria dell’Officina Stella Rossa
- Emiliano Perra, Formidabili quegli anni. Tempo storico, elaborazione e feticismo narrativo in The dreamers, La meglio gioventù e Buongiorno notte
ARCHIVI
- Fabrizio Billi, Mestieri di carta. L’Archivio storico della Camera del lavoro di Bologna
- Chiara Casalino, Motori di carta. L’Archivio storico Fiat
LA STORIA AL LAVORO
- Nicola Labanca, Un posto al sole. Intervista sul colonialismo italiano fra mito e rimozione (a cura di Giovanni Scirocco)
INTERVENTI
- Claudio Sabattini, La variabile indifferente. La scomparsa del lavoro nelle culture politiche e sindacali
- Paola Di Cori, Uno spazio possibile. Qualche osservazione sul primo numero di “Zapruder” e dintorni