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Valerio Verbano, una ferita ancora aperta

A 36 anni dall’assassinio di Valerio Verbano e a 37 dal sequestro del dossier antifascista da lui scritto è tempo che la Procura dichiari il proprio fallimento nel trovare gli assassini di Valerio e consegni, senza indugi e senza banali scuse sul segreto istruttorio, all’avvocato di Carla Verbano, ai compagni e alle compagne di Valerio e Carla la documentazione completa, scritta e fotografica dell’ex reperto 97153A, meglio conosciuto come “Dossier Verbano”.
Affinché quel materiale di alto valore affettivo e storico-politico possa tornare alla collettività a cui è giusto che appartenga. (Marco Capoccetti Boccia)

Per Valerio Verbano

Roma, Montesacro, 22 febbraio 1980. Valerio Verbano muore vittima di un agguato neofascista. Sono entrati a casa sua in tre e lo hanno aspettato dopo aver immobilizzato i genitori che saranno testimoni dell’omicidio. Nell’anniversario della morte, vi proponiamo la Prefazione del libro – liberamente scaricabile a questo link – di Marco Capoccetti Boccia, Valerio Verbano. Una ferita ancora aperta. Passione e morte di un militante comunista (Castelvecchi[icon name=”external-link” class=”” unprefixed_class=””], 2011, pp. 384).

La prima volta che ho sentito parlare di Valerio Verbano avevo diciassette anni, ed era da poco passato il 22 febbraio del 1990 e il mio quartiere, la Magliana, era stato tappezzato da un centinaio di manifesti che ricordavano il decennale dell’assassinio di Valerio.

Vidi quei manifesti e chiesi a un mio amico, di qualche anno più grande, compagno autonomo e ultrà della Roma come me, chi fosse Valerio Verbano. Lui mi raccontò la storia di Valerio. Lui era andato al grande corteo del decennale, io l’avevo saputo un paio di giorni dopo e purtroppo l’avevo perso.

Promisi a me stesso che l’anno dopo avrei partecipato al corteo e avrei organizzato un’assemblea nella mia scuola per ricordare Valerio, la sua lotta, il suo impegno nella controinformazione antifascista.

Per me e molti compagni della mia generazione, che hanno iniziato a fare politica durante il movimento studentesco della Pantera, Valerio ha sempre rappresentato un simbolo della lotta antifascista e della militanza autonoma e, perdonatemi la retorica, in molti siamo cresciuti con il suo esempio davanti agli
occhi, raccontato dalla generazione precedente alla nostra. Per tutti questi anni siamo stati in tante e tanti a ricordare Valerio e continuare la sua lotta, che è anche la nostra. Questo libro pro- va a raccontare la sua vita e la sua lotta, il suo assassinio, su cui c’è una verità politica e storica, ma non giudiziaria. Per non dimenticare mai: Valerio vive, un’idea non muore.

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