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Salvatore Ricciardi, indispensabile

Salvatore Ricciardi ci ha lasciato. La sua morte lascia un vuoto immenso nella mente e nel cuore dei molti, tantissimi compagni che hanno avuto la fortuna di conoscerlo nel corso di un’intera vita spesa per la rivoluzione.

Nato a Roma nel 1940, nel quartiere popolare della Garbatella, fin da giovane partecipa alle lotte operaie degli anni sessanta, tra cui gli scontri di piazza contro il governo Tambroni del 1960 e le manifestazioni degli edili del 1963. Nel 1968 si unisce alle mobilitazioni studentesche e la sua crescita politica e la sua attività sindacale lo portano a fondare insieme ad altri, e in aperta polemica con la Cgil, il Cub-ferrovieri. Nel 1977 entra nella colonna romana delle Brigate rosse, in un primo tempo continuando a lavorare come tecnico delle ferrovie. Viene arrestato nel 1980 e da quel momento inizia per lui il percorso nelle carceri speciali assieme alle migliaia di prigionieri politici di quegli anni. È in questo contesto che Salvatore sarà tra i protagonisti dell’ultima grande rivolta carceraria, quella di Trani, che porterà alla chiusura del carcere speciale dell’Asinara. Tutto questo Salvatore lo ha raccontato nel suo libro Maelstrom (DeriveApprodi, 2011), vero e proprio affresco di un’epoca.

Nonostante trent’anni di galera, con l’umiltà e la caparbietà che lo hanno sempre caratterizzato, ha scelto di continuare a lottare, già a partire dal periodo di semilibertà, in un’Italia completamente cambiata: «quando esci dopo tanto tempo dal carcere sei sconvolto. Non riesci nemmeno ad attraversare una strada. Hai perso completamente tutti i criteri di riferimento», come raccontava in una delle sue ultime interviste (Bordeaux, 2018). Ha voluto, per questo, farci conoscere la realtà del carcere, realtà spesso dimenticata o taciuta, attraverso un impegno costante di informazione, di denuncia, di partecipazione attiva. I suoi scritti, Che cos’è il carcere (DeriveApprodi, 2015) e l’ultimo libro in versione digitale Esclusi dal consorzio sociale. Parole e azioni delle persone imprigionate (2019), costituiscono testimonianza storico-sociale e analisi politica; la trasmissione sulla realtà carceraria La conta, che ha tenuto per anni su Radio Onda Rossa, ci racconta della sua capacità di mettersi continuamente in gioco in prima persona.

Proletario, figlio e artefice di un’intera stagione rivoluzionaria, Salvatore è il simbolo stesso del riscatto dato dalla militanza politica e della possibilità della felicità qui e ora, nonostante tutto. Era con il pensiero a compagni come Salvatore, che Brecht ha parlato degli indispensabili.

Ascolta sotto la mattinata di interventi su Radio Onda Rossa:

Radio Onda Rossa, 10 apr 2020

(La copertina è un disegno di CROMA, che ringraziamo)

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