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Una rivista internazionale per la storia del conflitto sociale

Nel gennaio del 2011, in occasione della presentazione del numero 23 di «Zapruder» a New York, abbiamo iniziato a pensare a un nuovo progetto, che nascesse dal percorso iniziato da Storie in Movimento nel 2002 in Italia ma che ci permettesse di aprirci anche ad altre sollecitazioni al di fuori del contesto italiano. Nonostante la loro originalità, infatti, le esperienze di SIM e «Zapruder» non sono emerse dal nulla. Al contrario sono strettamente legate ai cambiamenti delle geografie globali e dei paradigmi della storiografia e alla (ri-)emersione dei movimenti sociali.
Nuove associazioni di storici sono apparse negli ultimi dieci-quindici anni e molta ricerca è stata fatta dall’Europa occidentale e orientale al Brasile, dall’Africa agli Usa e Canada, dalla Turchia all’Asia. Queste riviste e le ricerche che promuovono – principalmente, anche se non esclusivamente, pubblicate in inglese e francese – hanno studiato le connessioni tra diverse regioni del mondo attraverso tutta l’era moderna, fornendo nuove prospettive sulla storia socio-economica e suggerendo nuovi modi di comprendere i movimenti sociali.
Inoltre, data una rinnovata emersione dei conflitti capitale/lavoro, di movimenti sociali radicati sui territori e di una inedita consapevolezza diffusa della globalizzazione contemporanea, questo nuovo tipo di storiografia è stato in grado di incorporare storie di movimenti di insorgenza nazionali e locali così come conflitti sociali, in una prospettiva globale, comparata, intrecciata (entangled) e trans-locale. A essere esplorate sono state similitudini, mutue influenze e connessioni tra popolazioni in diversi stati-nazione e imperi territoriali. I confini nazionali sono stati così trascesi, a vantaggio di analisi di reti sociali all’interno e oltre il livello nazionale, e di un’attenzione particolare ai repertori di azioni collettive, forme di resistenza e movimenti d’insorgenza nelle loro interconnessioni e interdipendenze con i cambiamenti politici e sociali emersi all’interno di altre società.
È tempo che questa ricchezza di conoscenze interconnesse e socializzate trovi il modo di circolare su una scala globale grazie alle tecnologie digitali contemporanee, e che aiuti studiosi del Sud e del Nord del globo a costruire ponti di collaborazioni e mutua ispirazione come già è accaduto sulle piazze del Cairo, New York, Istanbul, Rio de Janeiro e Roma. Il nostro invito alla creazione di «Zapruder World» (ZW) è allo stesso tempo un invito sia a far incontrare ricercatori da ogni parte del mondo in una rete di studiosi e attivisti sociali animati a scambiare e diffondere la loro conoscenza e le loro pratiche, sia a realizzare insieme uno strumento digitale per la costruzione e la preservazione di questa rete: Una rivista internazionale per la storia del conflitto sociale.

Un laboratorio aperto

Ci siamo immaginati ZW come una rivista digitale in lingua inglese e una rete di storici e attivisti sociali diffusa attraverso luoghi, paesi e continenti diversi che esplorino le molte forme di conflitto sociale e riconsiderino la stessa nozione di conflitto sociale. Così facendo, il nostro obiettivo principale è allo stesso tempo quello di trasformare il modo in cui guardiamo alla storia, il modo in cui la ricerca storica è organizzata, e il modo in cui la conoscenza storica è trasmessa da una generazione all’altra.
Intendiamo i “conflitti sociali” nel senso più ampio del termine, senza limiti né spaziali né cronologici. Guardiamo alla dinamica dei conflitti piuttosto che alla loro risoluzione, comparando le forme dei conflitti nel tempo e nello spazio, allo scopo di creare un collegamento tra i contemporanei cicli transnazionali di protesta e le nostre conoscenze. Consideriamo “conflitto sociale” un’utile categoria interpretativa per sviluppare le relazioni strutturali e mutuali tra classi, generi, culture e etnie, così come tecnologie, formazione di identità, e mondo naturale. Esploriamo il conflitto sociale dal punto di vista dei produttori così come dei consumatori, evidenziando l’azione degli attori storici, delle loro memorie, discorsi, credenze e speranze. Cerchiamo di espandere e ridefinire il significato di pratiche d’insorgenza oltre l’ambiente privilegiato del luogo di lavoro, ad esempio analizzando le celebrazioni e le cerimonie pubbliche, il teatro delle strade e le pratiche corporee intesi come modi di denunciare, domandare e ribellarsi. Consideriamo il lavoratore salariato e di sussistenza, uomini, donne e bambini, schiavi e servi, disoccupati e sottoproletari, e ci prefiggiamo di porre in questione la tradizionale separazione tra lavoro “libero” e “coercitivo”.
Il conflitto sociale è esplorato attraverso una prospettiva interdisciplinare e la sua analisi sviluppata su qualsiasi scala spaziale e attraverso un costante gioco di scale (jeux d’échelles). Usiamo concetti e metodologie – presi in prestito dalla storiografia, le scienze sociali, l’etnografia, la scienza economica, l’antropologia, e le scienze umane in senso lato – che cercano di esplorare la complessa interazione tra il “locale” e il “globale”: storia comparata, histoire croisée, microstoria, etnografia multisituata, translocalità, teleconnessione, diaspora. Pratichiamo tutti una “storia globale”, definita come storiografia spazialmente consapevole, ma che intenzionalmente lascia la sua definizione, i suoi contenuti e suoi metodi aperti alla discussione.
Infine, cerchiamo di integrare ricerca empirica, indicazioni teoriche e auto-riflessione metodologica. In questo modo ambiamo esplicitamente ad andare oltre la tendenza, caratterizzante i social conflict studies, di lasciare questi tre elementi separati, favorendo così la frammentazione e l’iperspecializzazione tematica. In poche parole, ci immaginiamo ZW come un laboratorio per nuove forme di discorso storiografico, animati dall’intenzione di mettere insieme il nostro focus tematico sulle dinamiche del conflitto con forme narrative che riescano a dare il senso dell’imprevedibilità dei risultati e delle potenzialità proprie del conflitto prima della sua risoluzione.
Come ricercatori e ricercatrici siamo consapevoli del fatto che tutti questi obiettivi rappresentano una sfida molto complessa, così come sappiamo che esistono anche altre esperienze che guardano con interesse a questa stessa prospettiva. Ma sappiamo anche, come attiviste/i, che rimane ancora molto lavoro da fare e per queste ragioni abbiamo immaginato un nuovo progetto. Nel valorizzare l’esistenza e le forme dei conflitti sociali, intendiamo contrastare le letture che, proponendo visioni conciliatorie dei processi sociali, considerano il capitalismo e la democrazia rappresentativa come esiti finali della storia.
Rispondendo a vecchie e a nuove domande di ricerca ed esplorando nuove prospettive metodologiche, guardiamo con attenzione anche alle condizioni materiali nelle quali si svolge il lavoro di ricerca, ben consapevoli della situazione che abbiamo intorno a noi. A livello nazionale e internazionale, infatti, sono di questi anni le politiche di riforma che da un lato hanno applicato ai luoghi di ricerca e formazione la logica delle imprese, dall’altro hanno ridotto drasticamente i finanziamenti pubblici, privilegiando soggetti privati e ostacolando la sopravvivenza delle realtà indipendenti. Queste logiche rafforzano le dinamiche baronali e sottraggono fondi ai finanziamenti, che diventano sempre più limitati alla progettazione a breve respiro e spesso finalizzata alla visibilità e spendibilità sul mercato. I risultati sono facilmente visibili: crescente esclusione dai percorsi formativi e di ricerca, ampia diffusione della precarizzazione dei contratti, della ricerca e delle vite, con drastiche limitazioni per chi svolge ricerca indipendente.
Ponendosi in contrasto con questa situazione, «Zapruder World» vuole proporsi come un forum plurale e aperto per attivisti e studiosi accademici e indipendenti. Nata all’interno del progetto Storie in movimento, la nostra iniziativa prende le mosse innanzitutto dal desiderio di espandere i nostri orizzonti oltre i confini nazionali della storiografia italiana. Allo stesso tempo, intende valorizzare alcuni aspetti fondamentali dell’esperienza di SIM: l’orizzontalità nei processi decisionali e nelle collaborazioni, la partecipazione diretta e l’autofinanziamento; la costruzione di una rete per la condivisione di sapere critico e l’esperienza dell’accostamento tra dimensione individuale della ricerca e dimensione allargata del confronto.

Com’è organizzata ZW

Dall’esperienza di «Zapruder» attingiamo l’approccio tematico, che nel tempo ha permesso di raccogliere e presentare a lettori e lettrici prospettive diverse su uno specifico tema della conflittualità sociale a partire da diverse discipline e approcci.
Ma non per questo la nostra aspirazione è di fare di ZW una sorta di “internazionalizzazione” dell’esperienza di SIM o di «Zapruder», quanto piuttosto di farne un nuovo soggetto collettivo. Tra i nostri primi obiettivi c’è infatti quello di costruire una rete transnazionale di ricercatori e attivisti, che sia basata su competenze e approcci metodologici in sintonia con il progetto, e con un’apertura allo scambio in una dimensione transnazionale.
Per questa ragioni abbiamo immaginato un network che chiamiamo Advisory Community (AC), che lavori in stretta collazione con il gruppo redazionale – Editorial Board – e che sia formato da studiosi/e attivist/e disponibili a dare un contributo al processo di peer review, a svolgere la curatela dei numeri della rivista, a presentare contributi e più in generale a una partecipazione attiva alla costruzione in itinere della rivista.
Nel pensare all’architettura organizzativa di questa esperienza, abbiamo previsto che l’AC non sia elettiva e che per aderire si versi una piccola quota che non ha nessun scopo di lucro né è volta a dare reddito a qualcuno di noi ma solo a sostenere le spese di SIM e «Zapruder World». L’intera attività che ruota intorno al progetto è gratuita – eccetto, eventualmente, alcuni aspetti del processo editoriale della rivista – e l’impiego delle quote raccolte verrà puntualmente registrato nel bilancio dell’Associazione e condiviso in modo trasparente.
Gli incarichi elettivi riguardano invece l’Editorial Board. In partenza il gruppo redazionale si è formato dalle persone che hanno ideato e fondato il progetto per poi allargarsi e rinnovarsi a partire dalle candidature espresse dalla AC.
Le elezioni per l’Editorial Board si tengono durante l’assemblea annuale di SIM e nella prospettiva di permettere anche a chi non può partecipare all’assemblea, perché all’estero, di votare e candidarsi, predisporremo la possibilità di svolgere le votazioni per l’Editorial Board e per i numeri della rivista anche per via telematica, attraverso il nostro sito web [icon name=”external-link” class=””].
La redazione è il cuore pulsante di «Zapruder World», e lavorerà in stretta collaborazione con autori e autrici e curatori e curatrici, e dialogando con l’AC. In particolare, le grandi potenzialità dei media digitali ci daranno la possibilità, ora e in futuro, di sviluppare e individuare nuove prospettive per il nostro sito web a partire dagli obiettivi che ci poniamo oggi e anche in risposta alle domande che ci porremo in futuro.

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