Impicciati un po’ anche tu! «Zapruder» n. 53 è online
Posted in: BachecaDa oggi puoi scaricare e leggere gratis “«M’impiccio!» Potere, popolo e partecipazione politica”, il numero 53 di «Zapruder»… buona lettura!
Da oggi puoi scaricare e leggere gratis “«M’impiccio!» Potere, popolo e partecipazione politica”, il numero 53 di «Zapruder»… buona lettura!
Iniziano le presentazioni di «M’impiccio!», il numero 53 di Zapruder, dedicato a potere, popolo e partecipazione politica.
A fronte dell’attuale crisi della democrazia liberale (scarsa partecipazione, esclusione dei corpi intermedi, decisionismo e crescente centralità del potere esecutivo), è necessario immaginare un futuro per la democrazia, pensandola ancora come un campo di battaglia.
A fronte dell’attuale crisi della democrazia liberale (scarsa partecipazione, esclusione dei corpi intermedi, decisionismo e crescente centralità del potere esecutivo), è necessario immaginare un futuro per la democrazia, pensandola ancora come un campo di battaglia.
È disponibile in open access n.49 di «Zapruder». Il numero mira a ridisegnare la geografia politica occidentale, per includervi anche lo spazio (post)coloniale, per accendere «la miccia del materiale esplosivo riposto nel ciò che è stato». Buona lettura!
Ancora una recensione di “Stati di agitazione”, il numero 49 di «Zapruder», firmata da Neelam Srivastava e apparsa su «Effimera».
Il numero 49 di «Zapruder», “Stati di agitazione”, mira a ridisegnare la geografia politica occidentale, per includervi anche lo spazio (post)coloniale. Qua tutte le date delle presentazioni.
Il numero 49 di Zapruder, «Stati di agitazione», è stato discusso sul Manifesto, la cui recensione riportiamo integralmente.
L’esperienza zapatista costituisce un esempio stimolante di un’organizzazione collettiva che si sottrae alla mercificazione capitalista e alla politica statale. Jérôme Baschet riflette su quel che può essere una politica dell’autonomia.
Il numero 49 di «Zapruder» mira a ridisegnare la geografia politica occidentale, per includervi anche lo spazio (post)coloniale, per accendere «la miccia del materiale esplosivo riposto nel ciò che è stato»
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