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Zapruder news!

Con il numero 48 di «Zapruder», a breve in distribuzione, vi troverete tra le mani una rivista diversa: cambio di impianto grafico, cambio di casa editrice e cambio di formato.

Pubblichiamo in anteprima l’editoriale nel quale abbiamo raccontato questo percorso di discussione e di rilancio del progetto Storie in movimento.

E alcuni audaci in tasca… «Zapruder»
Storie in Movimento

Le riviste chiudono presto, muoiono giovani, forse per mantenere intatta nella fantasia quell’immagine secondo cui gli eroi son tutti giovani e belli. Muoiono soprattutto quelle militanti, quelle indipendenti, quelle autofinanziate, quelle senza spazi pubblicitari. «Zapruder» ha tutte queste caratteristiche ma non chiude, non muore, anzi rilancia. Perché in quest’epoca di eroi se ne trovano fin troppi.

Più di quindici anni sono trascorsi tra l’assemblea di Bologna che ha lanciato il “manifesto” per una rivista di storia militante e l’assemblea di soci e socie Sim del 2018 a Torino. Una rivista che sopravvive per oltre quindici anni cambia. Scrivevamo due anni fa per Città, spazi abbandonati e autogestione: «Fra defezioni e nuovi arrivi, fra innesti e conflitti, fra ritorni ciclici e stoiche resistenze, negli ultimi anni, si è avuto anche un evidente ricambio generazionale. Sono stati superati alcuni momenti difficili, si è aggiustato il tiro in corso d’opera e ritrovato l’equilibrio man mano che s’intraprendevano attività ulteriori o se ne lasciavano cadere altre» (Sim 2017, p. 173). Generazioni di studiose/i e militanti sono cresciuti all’interno di Sim e si sono radicati nel progetto. Amici e compagni di strada si sono allontanati, hanno imboccato altri sentieri o stanno semplicemente prendendo fiato prima di rimettersi in cammino.

È con questo spirito che, per prima cosa, vogliamo rivolgere un caloroso ringraziamento a Lorenzo Cataldi, che dà forma a «Zapruder» dal numero 18, e allo staff delle edizioni Odradek, che l’hanno tenuta a battesimo e forgiata, fin dal primo numero, nella carta.

È un vezzo diffuso annunciare il rinnovamento grafico di una rivista o un sito web con termini alla moda, sempre in inglese, e strizzare l’occhio a chi legge con metafore di colore e ironia. Restyling, rifarsi il trucco, cambiare veste grafica, rinnovare il layout… noi preferiamo sottrarci a questa consuetudine, risparmiandovi la carrellata di aggettivi enfatici che accompagna certe immagini. Il punto non è tanto che, a forza di usarle, esse sono sbiadite, ma che ci risultano fuorvianti e inadeguate. Descrivono movimenti di superficie, montano le aspettative sull’ordinario e finiscono quasi sempre per suggerire l’opposto.

Una passata di vernice per dare smalto a qualcosa che non ha più mordente.

Il volume che avete fra le mani non è la «Zapruder» vecchia di tre lustri con una passata di cipria sul naso. È il frutto di quasi due anni di idee, disegni, prove a schermo, prototipi a stampa e discussioni a cavallo fra redazione, comitato di coordinamento, simposianti, assemblee e lo studio grafico Parcodiyellowstone. Un lungo lavoro, per nulla facile o lineare, che ha avuto un’accelerazione nel cortile di Xm24, a Bologna, durante Olé festival 2017 e da lì, con lenta gradualità, ci ha portato a un’impostazione grafica che ha adottato soluzioni spiazzanti anche per noi.

Il formato, la copertina, le immagini e il colore, l’uso dello spazio sulla pagina, i titoli, i segni grafici a caratterizzare le rubriche. E poi il rapporto pieni/vuoti e il carattere tipografico “senza grazie” (sans-serif). La scelta, che più di tutte ci è costata un «salto nel buio», di abbandonare il paragrafo giustificato – chiaro, ragionevole, rassicurante – per la bandiera a sinistra, che non altera le distanze fra i caratteri e dà meno noie a chi fatica a leggere un testo scritto.

Un esperimento fatto anche di ambiguità e spaesamenti, che spiazzano e inaugurano un approccio inedito alla lettura di una rivista di storia. Soprattutto una grafica in movimento, cioè una griglia aperta, plastica e adattabile in grado di dialogare con i temi trattati per darne un’interpretazione visuale. Un editoriale senza parole che si estende sulla carta e che va “letto”, interrogato e discusso, come tutto il resto.

Quando si schiude la crisalide ciò che ne esce è una creatura completamente nuova, che necessita di un nuovo habitat per sopravvivere. In questi quindici anni di vita editoriale abbiamo assistito a un progressivo restringimento degli spazi dedicati alle riviste nelle librerie. La grande distribuzione ha reso estremamente faticosa la vita soprattutto ai piccoli soggetti, per questo oltre che la rivoluzione dal punto di vista grafico non abbiamo potuto esimerci dall’affrontare il tema della reperibilità. L’approdo a un editore di altre dimensioni, come Mimesis, significa valorizzare al meglio il lavoro non solo della redazione ma di tutti e tutte coloro che hanno scritto e continueranno a scrivere su «Zapruder».

Il rilancio significa quindi alzare il livello della sfida: uscire dagli schemi che noi stessi abbiamo costruito negli anni, debordare dai nostri canali tradizionali e allargare la nostra capacità di incidere sul dibattito politico e culturale, fare in modo che «Zapruder» continui a contribuire alle lotte e alle discussioni. Fin dal primo numero, questa rivista ha voluto distanziarsi dagli esempi esistenti, anche nella grafica, azzardando soluzioni impensate. Scegliemmo allora, in beffa a ogni buona maniera tipografica, una testata con un font diverso ogni lettera. Anche per questo la “nuova” «Zapruder» continua la numerazione precedente, perché ne mantiene intatto l’approccio dissacrante e ne raccoglie le sfide politiche e storiografiche proiettandole all’orizzonte, con l’incoscienza dentro al basso ventre che da sempre ci caratterizza.

Bibliografia

Storie in Movimento (2017)
Bombe carta. Note sul senso e la diffusione di «Zapruder», in Città, spazi abbandonati, autogestione, a cura della redazione di infoaut.org, pp. 172-176.

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