Negli ultimi anni, l’esigenza di archiviazione della memoria storica dei movimenti appare sempre più pressante e ciò riguarda anche i movimenti femministi. Oltre alle iniziative spontanee che caratterizzano alcune di queste esperienze, c’è chi sta fornendo degli utili strumenti per la fruizione del patrimonio documentale in questo ambito. Abbiamo chiesto a Elena Petricola di parlarci della piattaforma digitale dedicata ad archivi e biblioteche di donne e femminismi, resa disponibile dall’Archivio delle donne in Piemonte.
Di Elena Petricola
Da gennaio 2024, l’Archivio delle donne in Piemonte ha promosso un nuovo progetto, per realizzare una piattaforma digitale dedicata al patrimonio documentale delle donne e dei femminismi, in collaborazione con l’ampia e varia rete di archivi, biblioteche e centri di documentazione delle donne presenti in Italia.
Le radici di questo progetto si possono trovare all’interno di percorsi pluriennali, sia nelle attività dell’Archivio delle donne in Piemonte sia nella condivisione di esperienze precedenti, tra tutte sicuramente quella della Rete Lilith (a questo proposito pubblicati su Zapruder si possono vedere Vittoria Serafini, Nella rete di Lilith. Archivi femminili italiani on line, Zapruder 5, 2004, e Paola De Ferrari, Thesaura. Esperienze degli archivi femministi in Italia, Zapruder n. 47, 2018).
Si tratta di riflessioni che attingono alla lunga storia della volontà da parte di gruppi femministi che hanno creduto fondamentale nel tempo dedicare energie e tanto volontariato per documentare le diverse esperienze dei femminismi, raccogliendo documenti e testimonianze, offrendo luoghi fisici e virtuali per la conservazione e l’accessibilità di un patrimonio prezioso e allo stesso tempo precario.
Dagli anni Settanta a oggi sono cambiate molte cose ma è rimasto comune a molte realtà il senso politico di tenere traccia, memoria e di offrire documentazione e strumenti che possano radicare le storie e i percorsi dei femminismi nel contesto culturale italiano.
Spesso sono stati luoghi che hanno resistito nel tempo, adattandosi ma non sempre riuscendo a percorrere in maniera autonoma il cambiamento avvenuti con l’era digitale e i tanti cambiamenti culturali arrivati in questi decenni.
Cambiamenti che hanno investito in generale il mondo dei beni culturali, e gli archivi e le biblioteche che nel tempo si sono attrezzati.
Così hanno fatto anche molte realtà femministe, utilizzando piattaforme che permettessero di descrivere il patrimonio online, e che nel nostro caso come per altre realtà in Italia, consentissero soprattutto a chi si occupa di ricerca di trovare le informazioni utili per reperire la documentazione di proprio interesse e documentazione digitalizzata.
Nonostante questo, è presente un forte divario digitale, che vede realtà con strumenti più strutturati e altre meno, ma che soprattutto vede una forte frammentazione delle informazioni disponibili, dislocate su piattaforme radicate nei diversi territori regionali, se disponibili, ma che non sono ancora in comunicazione tra loro oppure affidate ai siti web degli enti, oppure ancora legate a forme di descrizione iniziali, su file di testo e fogli excel disponibili in loco.
Sicuramente è molto diverso il discorso per quel che riguarda il patrimonio librario. Con la possibilità di utilizzare il Sistema bibliotecario nazionale, anche tramite OPAC locali, la questione assume forme un po’ diverse, tra indicizzazione, individuazione di biblioteche e singoli fondi librari, fatto salvo il problema di arrivare a inserire il proprio catalogo nel sistema informativo nazionale, cosa non scontata.
Di qui la possibilità di ragionare in maniera più corale, per la realizzazione di uno strumento dedicato, e che nascesse e si strutturasse a partire dalle esigenze degli enti coinvolti.
Il progetto si è così svolto con una parte iniziale dedicata al networking in tutta Italia, mettendo al centro pratiche partecipative perché lo sviluppo del progetto non fosse solo gestito dal capofila, ma mettesse in raccordo e a confronto varie realtà.
L’attività si è svolta contattando non solo archivi, biblioteche e centri di documentazione, ma anche librerie, case editrici, centri di ricerca, e così via, con l’intenzione di avere un approccio ampio al patrimonio, inteso sia come quello conservato sia come quello in produzione.
In seguito, tra maggio e giugno 2024, sono stati svolti tre seminari, con l’obiettivo di mettere in dialogo il ragionamento sul patrimonio culturale, l’uso della tecnologia e la sostenibilità del progetto sia nella fase di realizzazione sia nel lungo periodo, conoscendo bene i meccanismi di obsolescenza e le storie di molti progetti promettenti che hanno perso slancio dopo le battute iniziali.
Lo scopo era non separare i singoli aspetti, ad esempio quello culturale da quello tecnologico, o le questioni organizzative da quelle economiche, e coinvolgere il network in una riflessione complessiva.
Ma l’obiettivo si articolava anche su un’altra questione. Provare a immaginare uno strumento che in forme dialoganti (ad esempio con l’interoperabilità tra piattaforme) portasse il patrimonio a una descrizione ma anche a una sua valorizzazione, spostandosi dall’interesse specialistico, principalmente per ragioni di ricerca, al dialogo con il pubblico non specializzato.
La vera sfida, infatti, ci è sembrata questa: non fermarci a riprodurre degli strumenti già esistenti che in forme diverse accomunano enti e tipologie affini di archivi e patrimoni, per limitarci a descrivere le risorse disponibili, eventualmente attingendo a strumenti già esistenti.
Piuttosto, cominciare a ragionare su uno strumento che affianchi a quella funzione altre possibilità, garantendo sia il contatto diretto con enti che conservano il patrimonio, attraverso uno strumento comune, sia la creazione di contenuti, sicuramente per valorizzarlo ma sostanzialmente per farlo parlare con il pubblico, di nuovo anche attraverso forme partecipative.
E qui si può ricordare un altro aspetto interessante, sia per chi si occupa di attivismo e di storia sia della raccolta di documentazione relativa ai femminismi.
Sembra evidente che ci sia molta domanda di contenuti e informazioni relative a questi argomenti, nelle diverse articolazioni di tematiche, esperienze, pratiche, aspetti teorici e così via.
Per questi motivi la piattaforma potrebbe quindi rivelarsi lo strumento adatto per una collaborazione ad ampio raggio tra soggetti e realtà diverse che facciano parlare il patrimonio e che lo raccontino, utilizzando le potenzialità del digitale.
Artist3, studios3, giornalist3, collettivi, case editrici, librerie ecc. nelle varie forme e possibilità espressive, possono contribuire a narrazioni che si basino sulle risorse disponibili, intese anche come fonti ovviamente, che favoriscano la diffusione della conoscenza della storia dei femminismi, delle loro differenze e ovviamente dell’importanza che hanno avuto e ancora hanno oggi nelle forme attuali della mobilitazione transfemminista queer.
Un obiettivo che ci sembra particolarmente importante in questo momento storico, considerato il clima politico e culturale che, una volta di più, tocca le questioni di genere con molta violenza.
Abbiamo portato queste ipotesi all’Incontro nazionale per una piattaforma del patrimonio culturale delle donne e dei femminismi che abbiamo organizzato a Torino il 30 novembre e il 1° dicembre, rivolto al network e con l’idea di arrivare a costituire un gruppo promotore per proseguire, facendo raccolta fondi e iniziando a ragionare concretamente sulla realizzazione della piattaforma, nei suoi aspetti concettuali, culturali e tecnologici.
Allo stesso tempo, arrivare a definire altrettanto concretamente il tipo di patrimonio che si può individuare al momento come quello di interesse per il progetto, che in finale è quello conservato, e al momento riguarda archivi e biblioteche.
Questo focus iniziale non esclude che per il futuro ci possano essere altri sviluppi, perché pensiamo il progetto in una forma aperta.
L’esito dell’incontro nazionale ci è sembrato nel complesso molto positivo, ricca e articolata la discussione fatta e con il risultato della costituzione di un gruppo promotore, al momento formato da Archivio delle donne in Piemonte, Orlando e Centro di documentazione delle donne di Bologna, Archivia di Roma, FrauenArchiv di Bolzano e Biblioteca delle donne de l’Aquila.
Con l’anno nuovo, ci siamo date l’obiettivo di ragionare nel corso del 2025 su due nuclei principali.
Il primo riguarda la struttura della piattaforma, come ce la immaginiamo più nel dettaglio perché offra effettivamente quello che abbiamo ipotizzato, facendo una mappatura degli enti e delle risorse che conservano il patrimonio di nostro interesse in Italia, un’analisi del pubblico e dei bisogni, un lavoro sul linguaggio.
Il secondo invece, è dedicato agli aspetti tecnologici, perché l’infrastruttura informatica ci permetta di costruire uno strumento duraturo e sostenibile, sia in termini economici sia in termini ambientali, oltre che dialogante con altri strumenti già esistenti. Lo sviluppo di questa parte del progetto è accompagnato anche da un dialogo molto interessante con il progetto DDF-META che, sostanzialmente, ha già realizzato nell’area di lingua tedesca un catalogo delle risorse conservate da enti simili ai nostri.
Inoltre, seguiamo con interesse gli sviluppi di un progetto analogo ma a livello europeo e che dialoga con realtà diverse, del mondo femminista, transfemminista e GLBTQIA+, che sta prendendo forma in questi mesi con il nome di Elenor.
Così come in Italia seguiamo la nascita di nuovi archivi, che tematizzano le stesse questioni, e reti e progetti che, come il nostro, hanno lo scopo di fare un’azione collettiva e visibile perché documentazione, esperienze, culture politiche diverse ma con radici ed esperienze comuni dialoghino tra loro e siano raggiungibili anche da chi non conosce queste storie.
La possibilità di raccontare del nostro progetto nel contesto di Storie in movimento è una bella opportunità per comunicare la nostra idea e, speriamo, per coinvolgere nuove realtà intorno a un’iniziativa che pensiamo sia di interesse e di utilità comune.
Si può seguire il progetto attraverso i canali social dell’Archivio delle donne in Piemonte e scrivendoci a piattaformafem@gmail.com.
I modi per seguire e contribuire possono essere molti, e speriamo che nel tempo la nostra iniziativa raccolga interesse e partecipazione.
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