Il periodo “classico” (come modello, come memoria, come fondamento identitario) affolla il nostro immaginario quotidiano. Nel numero 63 di «Zapruder» cerchiamo di cogliere il peso dell’antico nella contemporaneità, per indagare come la storia antica – il suo utilizzo, recupero, sedimento – sia parte di un gioco di specchi continuo con la contemporaneità e i conflitti che la attraversano. A partire dal campo di studi stesso: intrecciato al potere, patriarcale, eurocentrico. Per andare oltre il concetto di “classico” è infatti necessario mettere in discussione quella forma mentis che ha creato la tradizione per nutrirsene. E se il timore è che l’abbandono del canone precostituito mandi in frantumi l’intera struttura culturale e identitaria nazionale, ben venga dotarsi di nuovi strumenti, nuovi sguardi, nuove domande, per evitare di chiedersi solo: «quanto spesso pensi all’impero romano?».