Ripubblichiamo un articolo di Alessandro Stoppoloni apparso su COREonline[icon name=”external-link” class=”” unprefixed_class=””] che prende spunto dalle «foto-diario» di Simona Pampallona pubblicate sull’ultimo numero di «Zapruder».
Diario di un desiderio: pagine fotografiche da maneggiare con cura
di Alessandro Stoppoloni
La quotidianità nascosta negli scatti di Simona Pampallona, fotografa residente al Casale de Merode occupato a Tor Marancia, pubblicati nell’ultimo numero della rivista Zapruder.
Di solito gli occhi e la mente tendono ad abituarsi a ciò che hanno di fronte tutti i giorni: la nostra casa, le persone che ci stanno attorno, la strada in cui viviamo. Questo non significa che in ciò che ci circonda manchino degli elementi di novità o di interesse; il problema è che noi potremmo non essere abbastanza sensibili da notarli. Tenere un diario, di qualunque tipo esso sia, può aiutare ad arginare questa tendenza.
Le foto che Simona Pampallona – fotografa professionista che lavora fra gli altri per la rivista Internazionale – ha scattato all’interno del complesso occupato di Casale de Merode, in cui vive da anni, si basano almeno in parte su questa idea. Una selezione delle immagini è stata pubblicata all’interno della rivista Zapruder (“Io sto bene io sto male- Innovazione e conflitto nel welfare contemporaneo”, numero 38, settembre-dicembre 2015, Odradek Edizioni) dedicato al “welfare dal basso”, con il titolo Diario di un desiderio: Casale de Merode occupato.
Le foto ritraggono scene di vita quotidiana (dai fiori della vicina di casa ai giochi dei bambini nel cortile) che per qualche motivo hanno colpito l’attenzione di Simona e che l’hanno aiutata a mantenere in allenamento la sua curiosità. Le immagini che compongono il suo diario [qui pagina del progetto[icon name=”external-link” class=”” unprefixed_class=””], ndr] risultano essere per la loro autrice uno “spazio di libertà fotografico” che segue sentieri e regole ben diversi rispetto a quelli di una foto realizzata su commissione o utilizzata per illustrare un articolo. Anziché inseguire l’evento o il personaggio, qui il fotografo si trova a documentare ciò che ha di fronte quando apre la porta o la finestra di casa.
«A volte ho paura di non essere capita quando chiedo di fare una foto» rivela Simona. In fondo se una persona sta stendendo in corridoio tre canottiere uguali non è detto che ci trovi qualcosa di particolare o di rilevante. Dopotutto sono solo tre canottiere, cosa hanno di strano o di inusuale? Un altro occhio potrebbe però notare qualcosa che vale la pena immortalare conscio che scattare la foto equivale a fornire un punto di vista, a filtrare la realtà illuminando coscientemente un punto e non un altro. Esattamente ciò che si fa scrivendo.
Il diario è per definizione un oggetto personale, così come sono personali gli argomenti che decidiamo di riversare nelle sue pagine. In questo caso anziché avere delle parole scritte abbiamo delle foto, ma la sostanza rimane la stessa. Non leggiamo la descrizione di un luogo, di un pensiero o di una persona, ma abbiamo delle immagini che restituiscono comunque una grande profondità. «Vedi, questa foto non sarebbe stata possibile se non fossi stata amica di questa persona» dice mentre mostra l’immagine di un cane che annusa affettuosamente un ragazzo sdraiato su un divano. In effetti si apprezza la mancanza di “distanza”: il suo posto è preso da un’evidente atmosfera di familiarità. A differenza delle foto catturate “per lavoro”, quelle del diario non sono state scattate tenendo a mente le esigenze del futuro lettore di un articolo. Qui Simona si è concentrata su se stessa e su ciò che la circonda, su ciò che le piace e le interessa. Noi spettatori ci troviamo di fronte a delle immagini che non sono state ideate per i nostri occhi, quindi dobbiamo prestare particolare attenzione quando le guardiamo. Un’osservazione come questa può sembrare poco attuale in un’epoca in cui molti scelgono di mettersi in mostra quotidianamente, tramite le immagini pubblicate sui social network. Spesso però questo tipo di foto sembra mancare proprio dell’intimità che si ritrova nelle foto-diario di Simona, privilegiando invece il tentativo di inseguire l’approvazione o almeno l’attenzione degli altri.
Al contrario, un diario rimane un oggetto molto personale: poterne consultare, come accade con questo lavoro fotografico, qualche pagina è a tutti gli effetti un privilegio di cui non si deve abusare.
(Ecco gli scatti di Simona Pampallona pubblicati sul numero 38 di «Zapruder» nella versione a colori in esclusiva per lettrici e lettori del nostro sito. Buona visione!)
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