Era prevedibile che l’arresto di Cesare Battisti potesse innescare un dibattito dai toni accesi, ma che si arrivasse a invocare la rimozione dall’incarico di insegnamento per una critica al sistema penale italiano è davvero eccessivo. È quanto sta accadendo in questi giorni intorno a una intervista rilasciata ad «Huffington Post» da Francesco Saverio Caruso, all’indomani dell’estradizione di Battisti. Caruso, sociologo autore di un contributo per il numero 40 della nostra rivista «Zapruder», ha espresso una posizione a nostro avviso lucida e condivisibile, non solo sulla vicenda Battisti, ma in generale sull’utilità del “fine pena mai”. L’ergastolo, vale la pena ricordarlo, è una misura abbandonata in vari paesi e oggetto di dibattito nel mondo del diritto e dei sistemi penali.
L’interrogazione al Miur del senatore leghista Enrico Montani, in cui si richiede la rimozione di Caruso dal suo posto di insegnante, così come il comunicato della Associazione Sociologi Italiani (alla quale per altro Caruso non ci risulta affiliato), rimandano ai provvedimenti applicati solitamente nei peggiori sistemi repressivi. Condividiamo la posizione di Caruso sul carcere e le pene a vita, mentre invitiamo le associazioni che si occupano di ricerca scientifica a non indossare i panni dell’Inquisizione, che non gli si addicono. Non possiamo nascondere quindi la nostra preoccupazione che venga anche solo proposto il licenziamento, perché anche se senza conseguenze, rischia di portare quanti e quante lavorano nel mondo della ricerca e dell’insegnamento a una insostenibile autocensura.
Vicinanza e solidarietà a Francesco Saverio Caruso.
Associazione Storie in Movimento