Paolo Petricig, Per un pugno di terra slava, La Libreria Editrice, 2024, 165 pp.
Abbiamo chiesto a Jacopo Gregorini di leggere per noi/voi la nuova edizione di “Per un pugno di terra slava” di Paolo Petricig curata dal Centro studi Nediža.
Perchè a noi le storie del confine orientale interessano sempre, non solo il 10 febbraio.
Buona lettura!
Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane non c’è mai pace…
Jacopo Gregorini
Una piccola spinta gliel’aveva data lo stesso capitano Paganelli (persona coltissima, professore di filosofia, antifascista, sottolinea Jožko) quando, parlando con il sergente Giuseppe Osgnach, gli chiedeva:
– Ma cos’è la lingua che parli?
– Parlo sloveno, rispondeva Osgnach
– Allora sei sloveno? era la domanda successiva.
– No, sono italiano, era la risposta, convinta.
E quindi:
– E a casa tua, in famiglia, parlate sempre sloveno?
– Certo!
– Dunque siete sloveni?
– No, siamo italiani, era ancora la risposta.
E infine il dialogo si concludeva:
– E in paese, con gli amici, in osteria, parlate sempre sloveno?
– Certo!
– Allora siete sloveni? chiedeva per l’ultima volta il capitano Paganelli.
– Eh, no. Siamo italiani, era l’immancabile risposta del sergente degli alpini Giuseppe Osgnach
Come interpretare un dialogo simile?
Prima di tutto un po’ di dettagli, sono tra le righe, ma a essere chiari non si sbaglia mai: siamo sul confine orientale italiano, più precisamente nella Benecia, Slavia friuliana in italiano, Slovenia veneta in sloveno, l’area tra Cividale del Friuli e Caporetto distribuita nelle valli dei fiumi Torre e Natisone, abitata da popolazioni slavofone e appartenente amministrativamente all’Italia; la conversazione si svolge tra il capitano Paganelli e il sergente Giuseppe Osgnach, entrambi dell’esercito italiano ed entrambi antifascisti. Il secondo, originario di Osgnetto-Ošnije di San Leonardo-Svet Lienart, con il nome di battaglia Jožko divenne importante elemento delle formazioni partigiane della Benecia e riportò la sua esperienza di guerra in Il Matajur e la sua gente. Una vita – una lotta da ricordare del 1988 (la versione in sloveno era stata pubblicata nel 1970).
Come interpretare, dicevamo, un dialogo simile?
Indottrinamento italiano e fascista tale da sopprimere l’identità culturale del sergente di lingua slovena Giuseppe Osgnach oppure identificazione con la nazione di provenienza, nonostante la lingua, senza applicare la sovrapposizione linguistico-identitaria, o un riconoscimento nazionale a base geografica e non politica, o semplice immaturità politico-sociale da parte del giovane sottufficiale?
Per un pugno di terra slava di Paolo Petricig (La Libreria, Cividale del Friuli, 2024) è la nuova edizione, a cura del Centro studi Nediža, dell’opera già uscita nel 1988 per la casa editrice ZTT-EST, a sua volta raccolta di una serie di contributi pubblicati in diversi numeri della rivista «Novi Matajur» nel 1985 per il quarantennale della Liberazione.
Una testimonianza delle vicende del Beneŝki Batalajon, formazione partigiana operante nella Benecia e aggregata al IX Korpus dell’Esercito popolare di liberazione jugoslavo, scritta da chi aveva vissuto da ragazzo i fatti raccontati e da adulto le loro conseguenze sul territorio, riportando testimonianze, analizzando i movimenti dei gruppi armati e i loro rapporti con la popolazione, fosse essa di lingua slovena o italiana.
Al racconto di quanto descritto del libro – la cui scoperta lasciamo al lettore che sarà facilitato dalla scrittura scorrevole, chiara e gradevole dell’autore – si preferisce analizzare la sua portata all’interno della storiografia e nel farlo torniamo alla domanda dell’inizio: come interpretare il dialogo con cui si apre questa recensione?
La nostra risposta è semplice: non farlo. Se non si hanno informazioni utili a chiarire il punto di vista del parlante non si deve tirare a indovinare, meglio incamerare l’informazione ma tralasciarne la comprensione a un momento successivo, quando si avranno più mezzi a disposizione.
Il complesso rapporto tra la testimonianza e la storia è una primaria chiave di interpretazione di Per un pugno di terra slava.
Una raccolta di testimonianze dirette, mediate da altri lavori storiografici o biografici. Una raccolta sicuramente interessante e affascinante, certamente utile a migliorare la definizione che si ha del complesso e variegato panorama del confine orientale italiano a cavallo del ventennio fascista e della guerra di Liberazione, e altrettanto sicuramente contestabile proprio perchè dallo sguardo fortemente soggettivizzato e quindi naturalmente incompleta e parziale.
Uno strumento di approfondimento per chi desidera stringere l’obiettivo su quanto narrato, una eccellente ripubblicazione di un’opera di quella che una volta (e forse ancora adesso) veniva chiamata micro-storia ma che altro non è che un pezzetto di racconto dell’esperienza umana attraverso gli occhi di qualcun altro.
Un’operazione anche culturale lodevale, che va a ritrasmettere e quindi a incrementare la bibliografia in merito a una tematica storica come quella del confine italo-slavo a cavallo della Seconda guerra mondiale.
Le vicende e i personaggi si sviluppano come comprimari della protagonista, la Slavia Veneta, e anche la stessa lotta di Liberazione dal nazifascismo risulta una fase nella costante tensione che i territori di confine subiscono in quanto tali, in quanto terre contese tra entità nazionali.
Il processo che la nenonata Repubblica Italiana intenta contro i partigiani “italiani” che avevano preso parte alla guerra di Liberazione Jugoslava contro il nazifascismo è il filo conduttore, e rappresenta plasticamente il paradosso dei nazionalismi, la cecità dell’essere umano nel tracciare solchi per dividersi dai suoi simili, lo stesso paradosso che troviamo nel dialogo all’inizio di questa recensione.
Un topos ricorrente nei peggiori blockbuster d’azione americani è la minaccia globale: il nemico comune a tutti le parti in causa che fa si che le stesse si uniscano dopo lunghi periodi di scontri e dissapori per poterlo sconfiggere. Fortunatamente quei film fermano la loro narrazione alla vittoria dei protagonisti uniti contro il malvagio antagonista, non mostrandoci mai il dopo, quando i protagonisti rimangono senza spauracchio e iniziano a guardarsi negli occhi; questo momento, sul confine italo-jugoslavo al termine del secondo conflitto mondiale, è ciò che viene ricostruito da Petricig con le sue fonti e le sue storie.
Il volume è corredato da un robusto apparato fotografico che racconta sia la vita civile nella Benecia del ventennio fascista che gli anni della guerra partigiana, un aiuto pratico per trasferire le parole dalla pagina al piano della realtà.
Le argomentazioni qui proposte dall’autore si dipanano dunque dal punto visuale di una persona coinvolta negli eventi […] con un proprio giudizio chiaro su quelli stessi eventi e sulle loro conseguenze immediate e remote. Un ricerca di obiettività, si diceva, che sarà apprezzata dal lettore privo di pregiudizi ideologici, ma che […] faticherà ad essere riconsciuta da coloro che a un pur equilibrato ragionamento storico-politico antepongono chiusure aprioristiche […].
Vogliamo anche precisare che noi non troviamo nulla da eccepire nell’essere “di parte”, intendendo con ciò il sostenere delle idee che non debbano necessariamente conformarsi ai vari moderatismi, peraltro non meno aggressivi e intolleranti nella loro furia omologatrice degli estremismi […] e non ci vuol molto, di questi tempi, per passare da “estremisti”. Semprechè l’interpretazione dei fatti, visti da una precisa angolatura, non si traduca in una loro scoperta mistificazione… ma non è certo questo il caso di Per un pugno di terra slava.
Con queste parole i curatori della nuova edizione introducono il punto di vista dell’autore Paolo Petricig, giornalista e agitatore culturale, figlio convinto della terra che descrive e che ha vissuto.
Un racconto di parte quindi, nell’accezione più positiva del termine, in quanto dichiaratamente di parte, onestamente di parte, senza che questo infici in alcun modo le potenzialità della comunicazione dell’opera né tantomeno tolga credibilità a quello che viene raccontato.




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