Finalmente la versione digitale di questo numero sui manifesti politici e l’importanza delle immagini nella cultura contemporanea, grazie ad #adottaZapruder.
Un’immagine può dire più di moltissime parole. Un’affermazione quasi banale, che pure è vera e rappresenta il punto di partenza del diciassettesimo numero di «Zapruder», curato da William Gambetta. I manifesti politici vengono qui visto come vettore di comunicazione, sintesi grafica di un messaggio politico e fonte che svela e rivela una complessità non sempre immediatamente decifrabile. Ma qui il manifesto è anche oggetto che occupa lo spazio urbano e, appropriandosene, sta a dimostrare la forza di chi lo ha affisso ed è capace di difenderlo. Le storie che si incontrano lungo l’intero numero abbracciano una varietà di punti di vista ed esperienze ragguardevole. Dalla propaganda elettorale della Pompei del I secolo si arriva all’immaginario grafico dei centri sociali e dei movimenti antisistemici contemporanei. Si tratta anche di esperienze spesso contrastanti, come sono ad esempio quelle di Gino Boccasile al servizio del regime mussoliniano e di Albe Steiner partigiano e grafico organico al Pci.
La questione su cui i diversi contributi ci spingono a riflettere, al solito, è quella di capire con quali strumenti chi si occupa di storia può avvicinarsi a questo tipo di fonte e in cosa può giovarsene la riflessione condotta su fonti “più tradizionali”. Un dibattito a suo modo antico, forse un problema d’origine che nasce con la storiografia e si ripresenta ogni qualvolta le circostanze proiettano sulla ribalta oggetti e fonti in qualche maniera nuovi. E se nell’editoriale il curatore poteva dichiarare, con lo storico dell’arte Arturo Carlo Quintavalle, che la storia del manifesto politico volgeva ormai al termine con l’inizio del nuovo secolo sappiamo oggi che la stessa sorte non è capitata alle immagini e all’influenza del visivo nella contemporaneità. Un motivo in più per riprendere in mano il n. 17 di «Zapruder».
Grazie a Monica per averlo digitalizzato.
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